Opera principale dell'insigne teologo spagnolo Soto, professore a Salamanca, era talmente famoso che Carlo V° lo volle a Trento per il Concilio dove si distinse per lucidità e dottrina tanto che fu uno dei redattori delle decisioni conciliari e uno dei compilatori dei Decreti del Concilio di Trento.
Le sue riflessioni ruotano attorno ai problemi filosofico-politici dell'epoca.
In un contesto di inflazione dovuta all'arrivo dei metalli preziosi, si interessò alla legittimità delle operazioni bancarie. Le sue riflessioni si basavano sull'apparente contraddizione tra la dottrina della Chiesa e la ricerca del profitto da parte delle banche e degli usurai. La sua opinione era simile a quella di altri membri della Scuola di Salamanca. Da un lato difendeva la libertà di operare e ottenere benefici. Ma, dall'altro, criticava quelle pratiche che potevano essere classificate come usurarie.
Un altro asse delle sue riflessioni era la proprietà privata. A suo parere, la proprietà collettiva o comunitaria favoriva il vagabondaggio e la pigrizia. Ha sottolineato che questo tipo di proprietà danneggiava gli onesti e i lavoratori, mentre premiava i furfanti. Nonostante la difesa, ha sottolineato che sebbene un sistema economico basato su questo tipo di proprietà sarebbe il più adatto a promuovere la pace e il benessere generale, la sua istituzione non significherebbe la fine del peccato e delle pratiche immorali, poiché la capacità di peccare si annidava l'interiorità più profonda dell'essere umano.
Note sull'opera
sparsi tarletti marginali abilmente restaurati, leggeri aloni marginali sparsi, leggere bruniture sparse.