Edizione tra le più complete dell'opera di notariato più importante e celebre di tutti i tempi. In questa copia con le aggiunte e le note di Pietro da Unzola e Pietro de Boatteri che unisce alla dottrina notarile la tecnica retorica volgare per conciliare l'esigenza di un documento linguisticamente accessibile a quella di un'espressione di stile elevato e retoricamente accettabile anche se in volgare. E' presente anche il Tractatus de Testamentis di Angelo Gambiglioni. Nel secondo tomo sono raccolti il Tractatus de Iudiciis e il Tractatus Notularum di Petro da Unzola, il De Officio Tabellionatus in villlis vel castris di Rolandino, Tractatus de Tabellione di Baldo degli Ubaldi con le note di Martino da Fano, il Commento di Pietro de Boatteris alla Summa, il Tractatus Notularum di Rolaindino, e il De Officio Tabellionatus di Iacopo Butrigario.
Note sull'opera
aloni marginali sparsi, qualche macchietta, rinforzo al margine esterno bianco delle prime 5 carte del tomo I°, tarletti marginali al tomo II° abilmente restaurati.
Note sull'autore
De' Passaggeri Rolandino"Giurista bolognese (n. circa nel secondo decennio del sec. 13º - m. 1300). Maestro di arte notarile nello Studio bolognese nel periodo postaccursiano, legò il suo nome a una Summa artis notariae, composta nel 1255, che, con rigore scientifico, diede la formulazione tecnica degli atti giuridici. L'opera, divisa in quattro parti, concernenti i contratti, i testamenti, gli atti giudiziali, le copie e le rinnovazioni degli atti, ebbe larga diffusione nella pratica, diventando indispensabile nello studio dell'arte notarile in Italia e fuori, fin nel cuore dell'età moderna: ebbe numerose edizioni (anche in traduzione italiana) fino al sec. 17º. Fu chiamata per antonomasia la Rolandina (o Orlandina). R. fu anche uomo politico; capeggiò la fazione guelfa dei Geremei, a Bologna, nell'aspra contesa coi Lambertazzi ed ebbe funzioni direttive nel governo del comune. In qualità di notaio "dettatore", dopo la vittoria ottenuta dai bolognesi e dai guelfi a Fossalta (1249), redasse in nome della città una nobile lettera, ispirata da sentimenti di libertà, in risposta all'imperatore Federico II, che aveva intimato ai bolognesi di liberare il figlio Enzo, da essi fatto prigioniero. G. Pascoli nella Canzone del Paradiso ne fa l'ispiratore dei provvedimenti per l'affrancazione dei servi della gleba, ma non è cosa storicamente certa. L'arca di R. sorge isolata nella piazza di S. Domenico a Bologna; distrutta dalle bombe nel 1943, è stata ricostruita. C.f.r. Treccani. Enciclopedia online.