Non comune opera del Marchese Gorini Corio all'Indice dei libri proibiti con Decreto 4 Luglio 1742 per via della Terza Parte sulla Religione, infatti l'autore " pur ribadendo la bellezza, verità e unità dogmatica della religione cristiana, critica razionalmente gli abusi che ne hanno imbastardito la purezza originaria: superstizioni e ignoranza che hanno accreditato false reliquie, falsi miracoli, falsi fatti, falsi martiri e che hanno portato alle crociate, che il G. valutava negativamente, e alle sottigliezze teologiche della scolastica e dei nuovi ordini religiosi ". C.fr. Treccani. Dizionario biografico degli italiani.
"Agli inizi del 1742 apparve infine a Milano un ponderoso volume, Politica, diritto e religione per ben pensare e scegliere il vero dal falso in queste importantissime materie, che l'innalzò a un'improvvisa fama. Il libro, per il desiderio dell'autore di ricevere suggerimenti dai migliori intellettuali italiani, era stato fatto circolare in copie clandestine, e poi stampato in un testo diverso e più ampio rispetto a quello che aveva ricevuto l'imprimatur dalle autorità politiche e religiose. Nella seconda parte, politica, erano state subito rinvenute massime che nelle contingenze militari della guerra di successione austriaca sembravano contrarie alla fedeltà e all'obbedienza a Maria Teresa, tanto che il 16 giugno dello stesso anno l'autore, per ordine del governatore O.F. Traun conte di Abensberg e della regia giunta, fu arrestato e costretto a giustificarsi e a chiarirsi pubblicamente, mentre venivano sequestrate tutte le copie rinvenute nella sua abitazione e presso lo stampatore. Quando all'inizio di luglio, non senza prima aver rischiato il confino, fu rimesso in libertà, la terza parte del volume, relativa alla religione, fu proibita dalla congregazione dell'Indice. La tempesta scatenata da questi eventi e i libelli polemici subito stampati contro il libro lo resero noto fuori dello Stato di Milano; il caso fu dibattuto nella Curia romana, a Modena - dove la polemica coinvolse Muratori e altri amici - e in molte città d'Italia... Nel secondo trattato, Della giustizia e del diritto, il G., con un'impostazione che recenti studi ritengono innovatrice rispetto alla trattatistica politica precedente, individuò come essenza della sovranità la giustizia: il sovrano ha cioè il dovere di assegnare a ciascuno il suo e di comportarsi verso la vita e i beni dei sudditi non da padrone, ma da giudice imparziale stabilito da Dio, e in vista della "pubblica felicità". Si discorre poi dei patti, dei giuramenti, dei diritti di guerra e degli obblighi dei sudditi e dei soldati, dei giudici. Originale l'ultimo capitolo sulla giustizia particolare dei "cavalieri", cioè della nobiltà; il G. ne giustificò l'esistenza, contro la vita oziosa e dedita ai piaceri della maggior parte di essa, solo con il fine alto di soccorrere i deboli e sfortunati". C.f.r. Treccani. Dizionario biografico degli italiani.
Note sull'opera
esemplare complessivamente di notevole freschezza, leggeri aloni marginali sparsi, traletto al margine sup. delle prime 7 carte e al margine inf. interno bianco e esterno bianco delle ultime 8.
Note sull'autore
Gorini Corio GiuseppeScrittore illuminista (Solbiata, Como, 1702 - Milano 1766 circa); tra le sue opere: Le leggi di Dio e del mondo, politica, diritto e religione (1742); L'uomo: trattato fisico e morale (1756). Avversò il dominio temporale della Chiesa e i suoi libri furono messi all'Indice. Nel suo Teatro tragico e comico (1732) imitò pedissequamente Racine, Corneille, Molière; scrisse una buona tragedia di tema biblico, Giezabele. C.f.r. Treccani. Enciclopedia online.