"Ironizzando sulle polemiche tra i sostenitori della tortura e gli scrittori che si atteggiavano a «difensori dell’umanità», accusava questi ultimi di voler togliere validità non solo alle confessioni estorte ma anche a quelle volontarie: un «abuso della filantropia» che finiva con indebolire la giustizia, lasciando impuniti anche «delitti atrocissimi». Sulla base di ampie considerazioni storiche e giuridiche sulla natura della testimonianza, discutendo casi e autori che dall’antichità arrivavano fino a Jacques-Pierre Brissot de Warville, Gaetano Filangieri, Mario Pagano, nell’ambito del diritto civile, penale e canonico, intendeva dimostrare che le confessioni rese senza alcuna minaccia esterna, ma per il «solo stimolo della coscienza», e senza coinvolgere altri, dovevano essere considerate dai giudici con una certezza relativa, come qualunque altra prova". C.f.r. Treccani. Dizionario biografico degli itaiani.