1a ed. rara, forse stampata nel 1778 perchè nelle lettere di presentazione dell'opera, nelle ultime carte, alcune datano 1778.
Partendo da Locke, "l'istoriografo dell'umana intelligenza", da Condillac "gran metafisico", si allontanava dal metodo aprioristico, del diritto naturale, così come dalle teoriche dell'istinto morale e muoveva verso una psicologia incentrata sull'attenzione, "primo mobile del sistema intellettuale", e verso una visione analitica dell'"ordine progressivo della natura", della umana perfettibilità. A questa filosofia corrisponde una visione della società fondata sulla proprietà (polemizza contro Morelly e contro ogni tradizione di legge agraria), sulla "disparità delle classi", sulla fatale "esorbitante dovizia e estrema indigenza", che potevano essere temperate o corrette soltanto dalla carità o da una vigorosa politica mercantilistica di espansione commerciale. Politicamente la sua ammirazione va ai governi liberi e repubblicani, dove pure esiste l'ineguaglianza, dove "tutti fan parte della costituzione. non tutti dell'amministrazione". Grande estimatore di Montesquieu, polemizza lungamente contro il Contrat social di Rousseau, ma non accetta l'"anglicismo", il sistema costituzionale inglese, e ripone in conclusione le sue speranze nei "governi moderati", in quelle monarchie illuminate (beninteso, "senza adottare il paradosso di Linguet che il despotismo asiatico sia preferibile alla libertà britannica"), augurandosi che l'assolutismo sia capace di accogliere le proposte di riforma di Beccaria (senza accettarne l'abolizione integrale della pena di morte), di assimilare l'esperienza politica d'un Mably e di formare un ampio programma d'intervento statale nell'economia, con lo scopo, cosa tutt'altro che facile, "di rendere attivo un popolo inerte". C.f.r. Treccani. Dizionario biografico degli italiani.
Note sull'opera
sparse fioriture e leggere bruniture, leggero alone al margine est. bianco delle ultime cc., tarletto restaurato al margine inf. delle ultime 14 carte.
Note sull'autore
(Briganti Filippo)Nato a Gallipoli nel 1725, ivi morto nel 1804. Si dedicò alla giurisprudenza e alla letteratura. Scrisse nel 1777 l'Esame analitico del sistema legale (Napoli) e nel 1780 l'Esame economico del sistema civile (in due volumi: ristampato poi dal Custodi in Economisti classici italiani, Milano 1803), in cui confutò le dottrine sociali di Mably, Rousseau e Linguet, e soprattutto i paradossi sul disvalore del commercio, dell'industria e del progresso intellettuale. Scrisse ancora una memoria Sulla eloquenza del Foro, una per la Difesa di Beccaria, e inoltre Le Quattro Stagioni, canzonetta e i Frammenti lirici dei fasti greci e romani. Dopo la sua morte, il marchese De Tommasi raccolse e pubblicò a Gallipoli due volumi delle sue opere postume, unendovi una nota biografica.